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courageCinque anni fa, esattamente in questo periodo, stavo “rotolando verso sud”.

Mi trovavo in Argentina, probabilmente sopra un bus oppure camminando con il naso all’insù tra la Sierras di Cordoba, la Patagonia o la Terra del Fuoco; con una fame incredibile di vita, di emozioni forti, di energie, di Malbec, di quella lingua così dolce, di storie da conservare nella mia memoria, di spazi aperti e sconfinati, di nuvole incastrate in orizzonti infiniti, di lotte politiche e di diritti richiesti.

Perchè vi sto raccontando questo? Perchè è stato il momento in cui ho percepito davvero con forza il mio cambio prospettiva.

Quel viaggio è stato un vero “volta pagina” nella mia vita.

Stavo lasciando un lavoro che non mi dava più niente, con una promessa di contratto a tempo indeterminato, stavo lasciando una “probabile” sicurezza, di quelle che ci fanno dannatamente comodo, per provare ad essere felice, per svegliarmi la mattina e sentirmi finalmente viva e non una pedina incastrata in uno spettacolo che non mi apparteneva.

No, non è stato qualcosa di immediato, di facile, di miracoloso.

È stata una ricerca dentro le mie certezze con la volontà di capovolgerle e di renderle davvero mie.

Si è trattato di capire quali fossero le mie risorse e ripartire da loro.

Smettendola di concentrarmi sui miei difetti, intestardendomi sui “non posso” e cercando di lavorare sul cambiamento che avrei voluto, impegnandomi attivamente, mettendomi in gioco: agendo insomma.

Siamo talmente presi dai nostri malcontenti, dal nostro lavorio mentale che non ci accorgiamo che chi ci boicotta per primi siamo noi stessi o noi stesse.

Banalmente si potrebbe dire che i limiti più grandi sono nella nostra testa.

Quanto spesso lasciamo che una presunta sicurezza ci impedisca di prendere il largo? Quanto spesso lasciamo che siano gli altri o le altre a condizionare le nostre vite?

Cosa si potrebbe fare quindi? Ecco qualche suggerimento.

1) Prendiamo in mano i nostri bisogni, osserviamoli, non diamoli per scontati.

2) Quand’è l’ultima volta che ci siamo sentiti davvero vivi? Ecco, analizziamo quello stato d’animo, e proviamo a ricrearlo.

3) Concediamoci il lusso della bellezza, la semplicità delle piccole cose: sfogliare un libro che ci piace, mangiare qualcosa di cui si è golosi, sentire un’amica o un amico, guardare il cielo.

4) Ringraziamo. Abituiamoci a coltivare l’arte della gratitudine, senza dare nulla per scontato.

5) Molliamo la presa; ci sarà sempre una situazione, una persona, che ci fa soffrire. Lasciamola andare, smettiamola di indossare il mantello da super eroe o eroina. Non possiamo cambiare ciò che non vuole essere cambiato.

6) Ascoltiamoci: apriamoci davvero attivamente, sia nei nostri stessi confronti e di conseguenza anche nei confronti delle altre persone.

Tutto è mutabile, quindi niente alibi, siamo sempre in tempo per diventare capitani della nostra nave, diventare capitani della nostra vita.

Se vuoi possiamo anche confrontarci insieme, in studio oppure online.

Ciao, sono Roberta Vacca

Ciao, sono Roberta Vacca

Psicologa, formatrice e creatrice di Cambio Prospettiva. Questo è un luogo sicuro, un approdo per concederti il diritto di prenderti cura di te.

Questo possiamo raggiungerlo con il mio lavoro, costruendo insieme la tua consapevolezza emotiva come spinta per il tuo benessere.
Maneggio emozioni ribelli e lo faccio gentilmente e senza giudizio.

Qui inoltre coltivo gentilmente imperfezione, vulnerabilità, ispirazioni e meraviglia

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[colonna sonora del post gentilmente offerta da Selah Sue; la conosci?] Questo post è nato così, dalla mia esigenza di mettere nero su bianco una

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