Che vuol dire amarsi almeno un po’?
Mettersi al centro ignorando tutto il mondo, oppure praticare egoismo ed egocentrismo?
GIAMMAI!
Mi piace pensare che amarsi un po’ sia un modo sano per coltivare la propria autostima, riuscendo a mettersi al centro, riconoscendo le proprie risorse e le proprie ombre.
Nel momento in cui io accolgo me, allora sono in grado di accogliere chi mi circonda per il piacere di farlo, instaurando delle relazioni “sane” e felici.
Tutto il contrario dell’egoismo, non credi?
C’è una bellissima frase di Virginia Satir, una psicoterapeuta americana che recita più o meno così:
“In tutto il mondo non esiste nessuno come me. Io sono io e ciò che sono è unico. Sono degna di essere accettata e amata proprio così come sono, qui e ora. Io mi amo e mi accetto, io decido di vivere pienamente a partire da oggi“.
L’autostima, parola che qui uso per brevità, è una parola che racchiude diversi aspetti: l’immagine di sè, la fiducia in sè, l’affermazione di sè.
Possiamo dire che l’autostima è lo sguardo che poniamo su noi stess*: sul nostro aspetto fisico, sulle nostre capacità, sulle nostre competenze.
Ehi attenzione: non è detto che il successo in uno o questi ambiti garantiscano per forza una buona autostima. Non siamo macchine che dobbiamo risolvere dei compiti. Siamo esseri umani e pure tremendamente complicat*, figl* di un contesto culturale e sociale che inevitabilmente influenza chi siamo.
Può capitare infatti che nonostante i successi o le gratificazioni che provengono dall’esterno sentiamo comunque un vuoto difficile da colmare.
A questo punto dobbiamo chiederci se ci stiamo ascoltando, se i nostri bisogni, i nostri valori sono davvero soddisfatti.
L’autostima si costruisce fin dall’infanzia, le influenze della propria famiglia e della società in cui si è vissut* sono decisamente importanti per la costruzione dell’immagine che abbiamo di noi. Non è mai troppo tardi però per lavorarci e per decidere di cambiare prospettiva per iniziare a volerci bene.
Essere pienamente sè stessi nella vita è infatti possibile e per riuscirci dobbiamo iniziare subito, anche partendo dal nostro quotidiano, cercando di trovare un modo per stare bene con noi per poi relazionarci con gli altr*.
E parlando di “altr*” introduco una parolina magica che amo particolarmente: il potere di dire no, o per usare un tecnicismo assertività.
Affermarsi, essere autentic* anche a costo di dire no, è un passo fondamentale per realizzarsi, senza prevaricare ne essere prevaricati.
Quanto è difficile però trovare questo delicato punto d’equilibrio nella comunicazione con gli altr*?
Per molte persone è così difficile che preferiscono rinunciarci, fino a negare i propri bisogni più profondi, arrivando a soffrire, alimentando stati d’ansia e di frustrazione.
Stiamo comod* in una situazione in cui rinunciamo ai nostri bisogni?
Oppure è giusto prendere in mano le redini della situazione e trovare delle soluzioni e delle alternative che ci permettono di essere fedeli a noi stess*, ai nostri bisogni e ai nostri valori?
Ho scritto qualche post sull’argomento, se ti va prosegui la lettura:
Dott.ssa Roberta Vacca
Psicologa e Formatrice.
Consulenze psicologiche, formazione e laboratori creativi.
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