… “la comunicazione non è solo razionalità, ma anche e soprattutto espressione di emozioni, di sentimenti, di valori” (S. Castelli, 1996)
La comunicazione è completamente diversa dall’informazione, quando parliamo di comunicazione non ci basiamo solo sulla semplice conoscenza ma si basa essenzialmente sulla condivisione.
Sono molteplici i fattori che influenzano il nostro modo di rapportarci agli altri, primi fra tutti i ruoli che incarniamo e che condizionano e guidano il nostro comportamento.
Per semplicità possiamo individuare tre diversi stili di comunicazione: passivo, aggressivo, assertivo.
Facciamo degli esempi per capire ciò di cui parliamo: supponiamo che un amico è teso e nervoso, tu ti vuoi informare sulle sue condizioni di salute e lui ti risponde in malo modo, tu chiedi scusa e vai via.
Supponiamo un’altra scena: il tuo partner rientra a casa, ti urla contro qualcosa, tu abbassi gli occhi e non rispondi.
Sono situazioni differenti ma hanno un comune denominatore il tuo atteggiamento: uno stile comunicativo all’insegna della passività.
Non solo il silenzio, ma anche il fatto che non rispondi ai comportamenti altrui, indicano rassegnazione, una totale incapacità di stare all’interno della relazione.
Questo stile comunicativo non solo non è efficace per interagire con gli altri ma è dannoso per la stessa persona se rappresenta la modalità con cui si interagisce con gli altri.
Il livello della stima in noi stessi, l’autostima, si abbassa; ci avvertiamo inoltre poco efficaci nell’interazione con gli altri, per cui sviluppiamo pensieri negativi su di noi, sulla nostra capacità di operare nella vita sociale in modo costruttivo e positivo.
Facciamo altri esempi: siamo al bar, il cameriere ritarda un attimo e noi subito lo apostrofiamo con durezza, quasi con maleducazione, oppure nostro figlio ci chiede di giocare con lui e noi immediatamente rispondiamo con toni sgarbati.
Queste modalità così autoritarie, così rudi, rientrano nella modalità di comunicazione aggressiva.
A prima vista potrebbe sembrare forse più efficace di quella passiva ma è ugualmente inefficace a mantenere relazioni interpersonali sane e costruttive e anch’esso rischia di danneggiare noi stessi.
Infatti, l’emozione dominante nello stile aggressivo e nello stile passivo, seppure in forma più mascherata, è la rabbia che appare però vissuta in maniera poco adattiva.
La rabbia è infatti un’emozione, e come tutte le emozioni fa parte integrante del nostro modo di vivere l’esperienza. Arrabbiarsi perciò non è un male, ma lasciarsi dominare da questa emozione può essere assai rischioso per la nostra stessa salute fisica.
La rabbia si genera proprio per il senso di frustrazione sperimentato nelle diverse situazioni di vita quotidiana.
Allora avverti le tipiche manifestazioni somatiche che accompagnano questo stato di tensione.
La rabbia quindi si trasforma in aggressività che può rivolgersi contro noi stessi.
Lo stile di comunicazione assertivo è senza dubbio invece lo stile maggiormente funzionale per mettere in moto comportamenti positivi al fine di costruire e mantenere relazioni sociali efficaci che ci possono far star davvero bene.
Questo stile richiede alcune abilità per poter realizzarsi.
Si tratta di abilità che fanno parte delle cosiddette life-skills, cioè “abilità per la vita”, e che sono essenziali per la competenza psicosociale.
Possiamo trovare l’abilità nel prendere decisioni la cosiddetta decision making oppure quella di analizzare e risolvere i problemi, il cosiddetto problem solving.
Centrale è la capacità di comunicazione efficace che si accompagna alla capacità di costruire e gestire relazioni interpersonali.
Altre skills su cui puntare sono sicuramente l’empatia, la capacità di saper gestire le emozioni e lo stress.
No, non nasciamo con questo bagaglio di abilità, ma possiamo scoprirle, valorizzarle e utilizzarle per interagire positivamente con noi stessi e con il nostro contesto di appartenenza.