Cambio Prospettiva

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Io mindfulness e tu? Destinazione consapevolezza

5 Aprile 2020 by Roberta Leave a Comment

©arnosmit

Ti va di definire la consapevolezza di te stessa attraverso la conoscenza della pratica della mindfulness, che arriva da lontano e trova la sua origine nella meditazione orientale?

[Parola talismano  del mese: PRESENZA]

[Se ti va e clicchi play, ti leggo io il post]

http://www.cambioprospettiva.it/wordpress/wp-content/uploads/2020/04/20200406_122259-online-audio-converter.com_.mp3

Ti sei mai chiesta cosa sia la consapevolezza? Se sia possibile darle una “definizione” per poter descrivere cosa si prova dalla propria presenza, dal proprio stare in ogni gesto ed in ogni momento?

Facciamo un esempio, ti va? Hai presente la storia della rana bollita?

Quella secondo cui se tu immergi una rana in una pentola d’acqua fredda, portando molto lentamente l’acqua ad ebollizione la rana si adatta e si abitua alla temperatura fino a finir bollita, ma se viene immersa di colpo nell’acqua molto calda, scappa via con un solo salto salvandosi la vita.

Forse c’è da chiedersi noi, nel pentolone della vita, fino a che punto siamo consapevoli di quello che ci capita e fino a che punto il nostro pilota automatico ci porta avanti, facendoci perdere di vista il paesaggio intorno, puntando all’obiettivo ma perdendo di vista tutto il resto.

Interrompere questo circolo si può e il primo barbatrucco che possiamo usare è quello della presenza mentale.

Se ci fai caso noi per la stragrande maggioranza del nostro tempo funzioniamo in modo automatico e sia chiaro non sempre è un danno, anzi alcune volte è fondamentale; ci permette la velocità di esecuzione, possiamo svolgere numerose azioni nello stesso tempo e possiamo memorizzare procedimenti complessi e difficoltosi per portare a casa azioni che in apparenza sembrano semplicissime.

Fin qui tutto bene, e allora che problema ha questo “pilota automatico”, quando può diventare una catena e non una spinta a fare meglio?

Il pilota automatico spesso ci spinge a ripetere vecchi copioni che non sono utili, alimenta le nostre convinzioni limitanti e nella velocità di risposta ci impedisce di trovare la via più appropriata per soddisfare i nostri bisogni. In tutto questo turbinio la qualità della nostra vita ne risente tantissimo e spesso ci troviamo scollegati da ciò che è fondamentale: i nostri pensieri vanno e vengono creando una gran confusione o addirittura diventando pesanti e particolarmente dolorosi da sopportare.

È in questo scenario sbilenco che può aiutarci  essere consapevoli di quello che facciamo, focalizzando la nostra presenza mentale, aprendoci alla nostra esperienza di vita per come si presenta, attimo dopo attimo, senza nessun giudizio ma stando con quello che abbiamo.

La mindfulness è un ottimo modo per iniziare a farlo.

Non facciamoci scoraggiare se inizialmente sembra così difficile concentrarsi sul qui ed ora: come tutto ha bisogno di allenamento, non è affatto immediato. Vogliamo prenderci cura di noi ma ci lamentiamo di non averne tempo, sarà poi realmente vero o sono solo delle resistenze?

Il momento migliore per esercitarsi è adesso dice Thich Nhat Hanh, proviamo a farlo per qualche minuto insieme, ti va?

© kyndall ramirez

[Di pratiche da provare]

Tappa 1. Il respiro. Quante volte ci dimentichiamo di respirare? Sia chiaro è un gesto automatico ma ovviamente quanto ci facciamo davvero caso? Lo scopo di questa piccolissima pratica che voglio segnalarti non è controllare il respiro ma prendere consapevolezza dell’aria che passa nel nostro naso. Facciamo così: prenditi cinque minuti del tuo tempo, ti siedi in una stanza, chiedi di non essere disturbata e ti metti in una posizione comoda. Siediti, sdraiati, come preferisci. Una mano sul petto ed una pancia: senti l’aria che entra ed esce? Prova a portare il tuo pensiero su questo. È più che sicuro che arriveranno diversi pensieri a disturbarti ma tu non scoraggiarti, prendi questi pensieri e li riaccompagni all’angolo, risintonizzandoti sul tuo respiro; se vuoi puoi contare fino a 4 quando ispiri e contare fino a 5 quando espiri, oppure puoi proprio provare a dirti mentalmente aria che entra ed aria che esce per ogni respirazione.

Tappa 2. Le attività abituali. Proviamo a vivere consapevolmente un’attività abituale?

Scegli un’attività quotidiana, una che compi sempre sempre. Lavarti i denti? Fare una doccia? Bere un  caffè? Dopo averne scelta una prova a passarla ai raggi X. Prendiamo il caffè. Com’è la tazzina che lo contiene? Il suo profumo? La sua consistenza nella bocca? Osservati nel tuo rapporto con questa attività. Coraggio, le prime volte può essere complesso ma successivamente può iniziare a diventare una bella abitudine per capire che cosa accade in gesti tanto ordinari che possono rivelare giorno dopo giorno la meraviglia delle piccole cose. Alterna queste attività, giocaci, non farle diventare sfide ma condizioni di vita per aprire gli occhi in modo consapevole e presente. Ok?

Osserva l’esperienza: essere presenti non è giusto o sbagliato, è semplicemente esistere.

Io come al solito faccio il tifo per te ♥


Riepilogando

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Voce del verbo rallentare

29 Aprile 2019 by Roberta Leave a Comment

http://www.cambioprospettiva.it/wordpress/wp-content/uploads/2019/04/audio-post-29-aprile.m4a

[Se clicchi su questo play, sentirai la mia voce che ti legge il post]

Ti va di fare un gioco con me? Prova a leggere qualcuna di queste frasi: “non ho tempo di fare nulla”, “il tempo vola e non me ne accorgo”, “il tempo è tiranno”.

Che impressione ti fanno? Senti che in qualche modo stanno parlando di te, rappresentando il tuo umore e i tuoi stati d’animo?

Se la risposta è affermativa, beh, benvenuta nel club: siediti un attimo, prenditi cinque minuti e proviamo a scoprire qualcosina di più sulla questione tempo. (Se invece hai un rapporto idilliaco con il tuo tempo, vai decisamente oltre a questo post e sono disponibile per parlare di serie tv quando vuoi 🙂 )

Per prima cosa, e no so se questo possa consolarti, non sei affatto sola in questo girone infernale denominato “tempo che non basta mai”: è un problema talmente diffuso che coinvolge tantissime persone, più di quelle che tu possa immaginare. Il tempo è una componente fondamentale del contesto in cui viviamo, e dal momento che il tempo è parte di noi e noi siamo parte di lui, viverlo male ha delle conseguenze negative sul nostro stato di salute fisica e mentale.

Viviamo costantemente in un mood fatto di accelerazioni, di frammentazioni ma soprattutto di compressioni del tempo, che ci portano a sentirci frustrate, ansiose e perennemente insoddisfatte.

Ok dirai, questo lo sapevo già, ma come posso agire per poter rallentare?

Il primo punto da cui non si può prescindere  è sicuramente la presa di coscienza della qualità del tuo tempo e del modo in cui lo gestisci: senza questo primo passo, senza l’effettiva consapevolezza di voler rallentare, anche i metodi migliori di “gestione del tempo” non ti aiuteranno; anzi rischieranno di farti sentire ancora più inadeguata e in difficoltà.

Prova a riflettere sul meccanismo che ti fa sembrare il tempo come un nemico: è la procrastinazione? Oppure vivi il tuo tempo come un nemico entrando in competizione continua? O ancora ti senti in una situazione di gabbia da cui non sai come uscirne?

Riesci a focalizzarti sulla direzione che prendono i tuoi pensieri sulla questione? Che cosa ti ostacola dal rallentare?

In Pratica

Ok, sei ora sulle spine e vuoi capire come procedere con questa piccola rivoluzione.

Io voglio iniziare col darti due consigli (gli altri li troverai nelle stories sul mio profilo Instagram durante la settimana e nel mio gruppo su Facebook).

  1. Fai una cosa alla volta. Quando cammini accontentati di camminare. Quando sei seduta accontentati di essere seduta. Per un’intera giornata abbandona per favore tutti i meccanismi di gestione del tempo fondati sulla performance (utili eh, ma forse esagerati talvolta) e concentrati sul momento presente. Stai mangiando? Non guardare la Tv. Sei in metro? Non guardare il cellulare. Porti a passeggio il cane? Concentrati su di lui. Prova soltanto a stare. Una cosa alla volta. 
  2. Esci per una breve passeggiata. Prenditi quindici minuti ed esci a camminare. Niente cellulare, cammina nè troppo lenta né troppo veloce. Inizia ad osservare il tuo respiro, in maniera più lenta e più profonda possibile, inizia poi ad osservare i particolari del paesaggio che ti trovi ad attraversare, come se lo vedessi per la prima volta ( e se ci fai caso, c’è sicuramente qualcosa che noterai per la prima volta).  I tuoi cinque sensi vuoi metterli si o no alla prova?

Queste sono due piccolissime idee per prenderti il tempo per rallentare, tutto sta ad iniziare, un passetto dopo l’altro. E mi raccomando se non riesci niente giudizi, ma scegli sempre parole gentili.

Io come al solito faccio il tifo per te ♥


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Stop and Stay

1 Settembre 2017 by Roberta 2 Comments

Finalmente dopo un po’ di tempo, mi trovo nuovamente a scrivere sul blog e sono molto felice di poterlo fare.

Stanno circolando nuove idee, nuovi progetti qui nel laboratorio di Cambio Prospettiva, l’energia creativa è di nuovo in movimento ed è pronta per essere messa in circolo.

Tutto questo “movimento” qui nel lab non è automatico, anzi. Ho avuto il bisogno di allontanarmi un po’, prendendomi una piccola pausa. Ho sentito il bisogno di fermarmi e di respirare, fermarmi e ascoltare i miei bisogni, seguendo i miei personali ritmi.

Tra l’altro ad essere dannatamente onesta per me l’estate è sempre stato un periodo un po’ strano, in cui mi sento come su un ottovolante emotivo, sospesa tra diverse emozioni: c’è sicuramente la gioia per quelle giornate pigre che si allungano, in cui sembra di avere tutto il tempo del mondo a disposizione per i sogni, e poi invece c’è quel sottile filo di malinconia, in cui sembra invece che tutto questo tempo fugga via, senza riuscire minimamente ad agguantarlo.

Ogni qualvolta mi capita questa sensazione sai che faccio? Provo con la ricetta dello stop.

Io che mi perdo sempre tra le mille e più parole della mia professione e della mia stessa vita, provo a zittire tutti i rumori sullo sfondo e mi metto in ascolto. No, ti assicuro che non è per niente facile; io sono piuttosto sanguigna, ho bisogno di pragmaticità e di movimento e spesso il fermarmi fino a poco tempo fa era legato ad un retrogusto di sconfitta.

Col tempo ho imparato che fermarsi è invece una grossa possibilità, forse una delle scelte migliori che si possano compiere.

Mi rendo conto che parlare di fermarsi ora, ad inizio settembre, il mese per eccellenza del vero capodanno possa sembrare strano, quasi paradossale (ma io amo andare in direzione contraria). Il contesto in cui viviamo e siamo quotidianamente immersi infatti, ci vuole scattanti per tuffarci in questa nuova stagione, senza dubbi o incertezze, ma prestanti come un caterpillar.

Fermarsi, nonostante in quest’epoca super veloce sia vista come una falla grande quanto l’Himalaya, per me invece può essere una benedizione. Ti permette di rifocalizzare i tuoi obiettivi, di permette di capire che tipo di strada stai percorrendo e soprattutto, se la strada finora percorsa è quella giusta per le tue corde oppure hai bisogno di un’inversione di marcia.

Credo che fermarsi ti permetta di avere una prospettiva più ampia, puoi volgere il tuo sguardo realmente a 360 gradi, per avere davvero la possibilità di ascoltare e di ascoltarti.

Nella mia vita le cose migliori sono accadute quando ho preso una pausa, quando ho fatto spazio alla mia voce.

Ecco il mio personale buon augurio per questo settembre, per questo capodanno di intenti, di sogni, di obiettivi: mettiti in ascolto della tua voce, sintonizzati con le tue emozioni e chiediti se le parole che ti rivolgi siano le parole giuste per te, chiediti cosa ti fa sentire bene, e chiediti per che cosa vale la pena vivere.

Io faccio il tifo per te ♥

Buon ascolto!

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Ho detto no al multitasking e non mi pento

8 Novembre 2016 by Roberta Leave a Comment

© Scott Akerman
© Scott Akerman

Hai presente la parola multitasking?

Si, esattamente ti sto parlando della presunzione del tutta umana di poter fare più cose contemporaneamente.

Non uso a caso la parola presunzione, proprio perchè viviamo in un tipo di società che ha fatto della performance e della quantità il suo valore: giorno dopo giorno siamo sottoposti ad incessanti verifiche, compiti e prove varie, manco fossimo costantemente sotto esame.

Da poco leggevo i risultati delle ricerche compiute da un neuroscienziato del MIT, Earl Miller, specializzato con il suo team in ricerche sul carico cognitivo, in cui dopo numerosi studi è arrivato alla conclusione che il nostro cervello non è ben cablato per occuparsi di più informazioni simultaneamente.

Il rischio è alto: maggior stress, maggiore possibilità di sbagliare con conseguente frustrazione, fino a veri e propri carichi cognitivi che danneggerebbero i nostri neuroni.

Io sono assolutamente d’accordo con Earl e sono decisamente convinta che il multitasking sia il MALE, peggio dei dissennatori di Harry Potter o di Sauron de Il signore degli anelli.

Lo vedo tutti i giorni nel mio lavoro lo stress che deriva da questa situazione, e lo vedo pure nella mia vita quotidiana; ogni volta che provo a fare più cose insieme finisco con la fastidiosa sensazione di non essere riuscita a fare nulla di concreto e sono assolutamente stizzita e frustrata.

Spesso è un meccanismo di cui non ci rendiamo completamente conto, magari sei completamente assorbito dalla tua ferrea to do list quotidiana che non ti rendi nemmeno conto di quello che ti succede intorno, vivendo giorno dopo giorno come in una sottile anestesia che non ti lascia intravedere le tue reali  sensazioni ed emozioni.

Ovviamente c’è sempre un ma, e c’è sempre la possibilità di scrollarsi un po’ di dosso tutta “ansia del fare” e riprendere con dei ritmi che ci rappresentino un po’ di più.

Come fare ti chiederai? Provo a scriverti due suggerimenti che uso sia nella mia vita che nel mio lavoro.

La prima ispirazione riguarda il focalizzarti sul tuo presente. No, non mi stancherò mai di ripetere l’importanza di questa consapevolezza (ho preparato un ebook che parla proprio di come “vivere il presente”); ogni volta che insegui i tuoi pensieri, inutile dirti soprattutto quelli negativi, il tuo corpo e la tua mente si stancano, creando ansia, stress e paure che ti sembrano più o meno insormontabili.

Quando ti trovi con la sensazione spiacevolissima di “acqua alla gola” chiediti se quella situazione che ti sta preoccupando è reale o lo stai semplicemente immaginando.

“Prepararsi al peggio” nella vita è una tendenza abbastanza comune ma è un dispendio di energie mentali enorme: la nostra vita non è una prova ed il futuro non è assolutamente prevedibile; solo nel momento in cui l’evento accade possiamo scegliere come reagire; farlo prima non ci aiuta, anzi, crea ombre che condizionano la nostra vita facendoci perdere di vista il “qui ed ora” che stiamo vivendo.

La seconda ispirazione riguarda l’importanza che devi dare ai tuoi momenti di pausa.

Riprendere fiato è fondamentale, non è pigrizia o lassismo.

Dopo un certo periodo di concentrazione (che può variare da persona a persona) la mente non regge più il ritmo che ti sei prefissato.

Hai quel compito così importante che devi finire? È perfettamente inutile che per terminarlo non prevedi nessun tipo di pausa o di distrazione.

Prova a fare così: dopo mezzora che sei al lavoro, mettiti un avviso sul cellulare e prenditi 10 minuti per rigenerarti, sospendi quello che stavi portando avanti e dedicati a qualcosa che ti PIACE davvero fare.

Puoi ad esempio ascoltare una canzone che ti piace, puoi sgranchirti le gambe nella stanza, oppure puoi guardare il cielo e fermarti sui colori che vedi alla finestra; rigenerati e poi vedrai che puoi riprendere il tuo lavoro con una maggiore energia e magari con qualche spunto creativo in più.

Prova a prenderti questa abitudine giorno dopo giorno, iniziando da questi piccoli accorgimenti.

Quindi ricapitoliamo insieme: mettiamo insieme su off la modalità multitasking?

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Dott.ssa Roberta Vacca - Psicologa

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