Cambio Prospettiva

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Coltiva meraviglia

8 Luglio 2020 by Roberta Leave a Comment

Meravigliarci ogni giorno delle piccole cose, della natura, delle idee genera un fiume di emozioni positive: e allora coltiviamo la meraviglia, tornando a stupirci come bambini e bambine!

[Parola talismano: Meraviglia ♥]

[Se clicchi Play, ti leggo io il post]

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Meravigliarsi: quand’è l’ultima volta che l’hai fatto?

Quando ti sei stupita facendo spuntare un’emozione di sorpresa sul tuo volto?

Aspetta; non sto parlando di “grandi” eventi che inevitabilmente ti “segnano” creando nuove situazioni da affrontare e da vivere ma dell’importanza dei gesti semplici e della quotidianità che spesso sottovalutiamo fino a trascurarla completamente.

Stupirsi è un ottimo modo per avere un’esistenza piena e soddisfacente; la meraviglia non dimentichiamoci che è una delle sei emozioni definite fondamentali. Ho letto proprio ultimante che può essere definita come l’apripista di tutte le altre emozioni, un po’ il big bang della nostra attivazione emotiva. Pensaci un attimo, in principio qualcosa colpisce la tua attenzione e subito dopo il tuo cervello inizia il suo processo di categorizzazione dell’evento dando il via alle altre emozioni che possono scatenarsi, dalla gioia alla tristezza in base all’analisi di ciò che è appena accaduto.

Meravigliarsi mette in moto la curiosità;  il nostro sistema di attenzione dopo esser stato stimolato cede il timone alla nostra capacità cognitiva preparandosi ad imparare qualcosa di nuovo.  Non esagero se scrivo qui, nero su bianco, la vitale importanza che riveste per il nostro benessere.

È una capacità innata ma spesso prese come siamo dal lento logorio della vita moderna, la mettiamo in stand by, o la soffochiamo senza renderci conto che perdendo quello slancio vitale stiamo sacrificando delle parti essenziali di noi: quella creativa, quella sognatrice, quella giocosa.

[Di pratiche da provare]

Come possiamo allora riprenderne possesso, imparando ancora e ancora a meravigliarci e a stupirci?

  • Mettiamo all’angolo il “tutto e subito”. Siamo così abituate a “dover” soddisfare subito la nostra curiosità che siamo costantemente connesse per ottenere tutte le informazioni possibili e immaginabili, accontentandoci spesso delle prime informazioni che ci arrivano senza una vera e propria elaborazione. Ecco l’inghippo, nutriamola almeno un po’ quella curiosità che ha fatto capolino nella nostra vita, non diamola per scontato e coltiviamola, ancora meglio se è qualcosa che ci appassiona e ci fa star bene. Hai notato che spesso ci troviamo in difficoltà quando si tratta di individuare che cosa ci fa stare bene e ci rende felici? Strano vero? Eppure è una conseguenza naturale di tutto questo vivere così di corsa ed immediato, dimenticandoci che la nostra struttura mentale non ama affatto questo tipo di processo di corsa a perdifiato, ma ha bisogno di tempo per processare ed analizzare che cosa succede per non sentirsi sopraffatta.
  • Goditi il momento. Eh, eh, io ogni tanto ne parlo di quanto sia importante stare nel momento presente (anzi anche più di ogni tanto, ad esempio qui o qui) e non mi stanco tanto facilmente di farlo: vivere adesso, anziché rimuginare sul passato o creando castelli in aria sul futuro, ti permette di cogliere quello che ti sta capitando cogliendo l’occasione di rimanere affascinata da ciò che ti gira intorno.
  • Cambia un’abitudine. Le abitudini sono delle scorciatoie della mente, utilissime eh, ma cosa succede quando diventano routine stantie in cui ci si chiude dentro come in una gabbia? Perdiamo l’abitudine della scoperta, perdiamo il gusto della scoperta e del nuovo che può accaderci, spesso processandolo addirittura come pericoloso. Fai una strada diversa per andare al lavoro, prima di dire no ad una eventuale proposta riflettici un attimo, può essere occasione di una piccola deviazione che può nutrire la nostra meraviglia?
  • Non razionalizziamo tutto. Tutto deve avere per forza una logica? Chi lo dice, ne siamo sicure? Alcune delle avventure che possono capitarci a volte capitano e basta, imprigionare sempre tutto all’interno di paletti rigidi e rassicuranti spegne la nostra capacità di stupirci. Per me la natura è una dei miei porti sicuri quando si tratta di nutrire la mia parte di meraviglia: a tutto c’è una spiegazione? Indubbiamente, ma non mi interessa e quando osservo il cielo scrutandolo e giocando con le nuvole non mi pongo molte domande se non quanto stia bene in quel preciso istante.

E tu hai un porto sicuro da cui attingi quando si tratta di meravigliarti?

Qui, come al solito si fa il tifo per te ♥


Riepilogando

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Io mindfulness e tu? Destinazione consapevolezza

5 Aprile 2020 by Roberta Leave a Comment

©arnosmit

Ti va di definire la consapevolezza di te stessa attraverso la conoscenza della pratica della mindfulness, che arriva da lontano e trova la sua origine nella meditazione orientale?

[Parola talismano  del mese: PRESENZA]

[Se ti va e clicchi play, ti leggo io il post]

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Ti sei mai chiesta cosa sia la consapevolezza? Se sia possibile darle una “definizione” per poter descrivere cosa si prova dalla propria presenza, dal proprio stare in ogni gesto ed in ogni momento?

Facciamo un esempio, ti va? Hai presente la storia della rana bollita?

Quella secondo cui se tu immergi una rana in una pentola d’acqua fredda, portando molto lentamente l’acqua ad ebollizione la rana si adatta e si abitua alla temperatura fino a finir bollita, ma se viene immersa di colpo nell’acqua molto calda, scappa via con un solo salto salvandosi la vita.

Forse c’è da chiedersi noi, nel pentolone della vita, fino a che punto siamo consapevoli di quello che ci capita e fino a che punto il nostro pilota automatico ci porta avanti, facendoci perdere di vista il paesaggio intorno, puntando all’obiettivo ma perdendo di vista tutto il resto.

Interrompere questo circolo si può e il primo barbatrucco che possiamo usare è quello della presenza mentale.

Se ci fai caso noi per la stragrande maggioranza del nostro tempo funzioniamo in modo automatico e sia chiaro non sempre è un danno, anzi alcune volte è fondamentale; ci permette la velocità di esecuzione, possiamo svolgere numerose azioni nello stesso tempo e possiamo memorizzare procedimenti complessi e difficoltosi per portare a casa azioni che in apparenza sembrano semplicissime.

Fin qui tutto bene, e allora che problema ha questo “pilota automatico”, quando può diventare una catena e non una spinta a fare meglio?

Il pilota automatico spesso ci spinge a ripetere vecchi copioni che non sono utili, alimenta le nostre convinzioni limitanti e nella velocità di risposta ci impedisce di trovare la via più appropriata per soddisfare i nostri bisogni. In tutto questo turbinio la qualità della nostra vita ne risente tantissimo e spesso ci troviamo scollegati da ciò che è fondamentale: i nostri pensieri vanno e vengono creando una gran confusione o addirittura diventando pesanti e particolarmente dolorosi da sopportare.

È in questo scenario sbilenco che può aiutarci  essere consapevoli di quello che facciamo, focalizzando la nostra presenza mentale, aprendoci alla nostra esperienza di vita per come si presenta, attimo dopo attimo, senza nessun giudizio ma stando con quello che abbiamo.

La mindfulness è un ottimo modo per iniziare a farlo.

Non facciamoci scoraggiare se inizialmente sembra così difficile concentrarsi sul qui ed ora: come tutto ha bisogno di allenamento, non è affatto immediato. Vogliamo prenderci cura di noi ma ci lamentiamo di non averne tempo, sarà poi realmente vero o sono solo delle resistenze?

Il momento migliore per esercitarsi è adesso dice Thich Nhat Hanh, proviamo a farlo per qualche minuto insieme, ti va?

© kyndall ramirez

[Di pratiche da provare]

Tappa 1. Il respiro. Quante volte ci dimentichiamo di respirare? Sia chiaro è un gesto automatico ma ovviamente quanto ci facciamo davvero caso? Lo scopo di questa piccolissima pratica che voglio segnalarti non è controllare il respiro ma prendere consapevolezza dell’aria che passa nel nostro naso. Facciamo così: prenditi cinque minuti del tuo tempo, ti siedi in una stanza, chiedi di non essere disturbata e ti metti in una posizione comoda. Siediti, sdraiati, come preferisci. Una mano sul petto ed una pancia: senti l’aria che entra ed esce? Prova a portare il tuo pensiero su questo. È più che sicuro che arriveranno diversi pensieri a disturbarti ma tu non scoraggiarti, prendi questi pensieri e li riaccompagni all’angolo, risintonizzandoti sul tuo respiro; se vuoi puoi contare fino a 4 quando ispiri e contare fino a 5 quando espiri, oppure puoi proprio provare a dirti mentalmente aria che entra ed aria che esce per ogni respirazione.

Tappa 2. Le attività abituali. Proviamo a vivere consapevolmente un’attività abituale?

Scegli un’attività quotidiana, una che compi sempre sempre. Lavarti i denti? Fare una doccia? Bere un  caffè? Dopo averne scelta una prova a passarla ai raggi X. Prendiamo il caffè. Com’è la tazzina che lo contiene? Il suo profumo? La sua consistenza nella bocca? Osservati nel tuo rapporto con questa attività. Coraggio, le prime volte può essere complesso ma successivamente può iniziare a diventare una bella abitudine per capire che cosa accade in gesti tanto ordinari che possono rivelare giorno dopo giorno la meraviglia delle piccole cose. Alterna queste attività, giocaci, non farle diventare sfide ma condizioni di vita per aprire gli occhi in modo consapevole e presente. Ok?

Osserva l’esperienza: essere presenti non è giusto o sbagliato, è semplicemente esistere.

Io come al solito faccio il tifo per te ♥


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P.S. Abbi fiducia in te

3 Febbraio 2020 by Roberta Leave a Comment

Piccole riflessioni ed esercizi quotidiani per (ri)trovare la fiducia in se stesse, aumentando l’autostima giorno dopo giorno.

©freshhconnection

[Se vuoi sentire la mia voce che ti legge il post clicca Play qui sotto]

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[Parola talismano  del mese: FIDUCIA]

Io sono stata una di quelle bambine riflessive, molta timida e taciturna, che per lungo tempo si è sentita “nel posto sbagliato al momento sbagliato”.

Probabilmente se fossi vissuta negli States si sarebbe usato il termine “loser”, perdente, una preadolescente dall’autostima non pervenuta.

Ricordo con nitidezza un episodio, uno tra molti, che si colloca nel terribile periodo delle scuole medie. Era ricreazione ed io indossavo uno scarponcino non particolarmente alla moda: ricordo le risatine di scherno, ricordo di essere stata indicata, sbeffeggiata, schernita.

Non ricordo se piansi, ma fu in quel momento che il peso della mia “diversità” mi colpì fortissimo.

In fondo avevo solo voglia di essere accettata, essere uguale alle altre sfoderando la scarpa “giusta”.

Perché ho fatto questo salto indietro nel tempo? Perché vorrei dire a quella bambina che la strada per potersi voler bene e fidarsi delle proprie possibilità passa proprio dall’autenticità e dall’unicità che ognuna di noi si porta dietro.

E vorrei anche dirle che per avere fiducia in sé occorre passare dal coraggio di prendersi per mano, gratificandosi, distinguendo ciò che è buono per sé da ciò che non lo è, anche a costo di non piacere (d’altronde ricordo che quegli scarponcini mi tenevano i piedi in caldo che una bellezza).

Avere fiducia in sé non è un punto di arrivo, ma un cammino, uno scoprire e riscoprirsi costante, tendendo l’orecchio verso il proprio cuore e le proprie emozioni.

Giorno dopo giorno, senza giudizi, coltivando la possibilità semplicemente di essere.

[Di pratiche da provare]

Se dovessi chiederti che relazione hai con la tua fiducia in te, che cosa mi risponderesti?

Buona, in crescita, meno buona o pessima?

Io voglio provare a darti qualche suggerimento.

Pronta?

Vivi in accordo con ciò che sei veramente. Scegli giorno dopo giorno di conoscerti, ascoltarti, per capire di cosa hai bisogno, di quali siano i tuoi sogni e le tue aspirazioni. Come farlo? Prova ad ascoltare il tuo corpo, e le tue emozioni, chiediti come stai e mettiti in ascolto. Quando arrivi a questo punto però, please, sospendi il giudizio, basta col dirti “ho sbagliato, non ne faccio mai una giusta, non imparo mai, sono una fallita”, prova soltanto ad ascoltare come faresti con un’amica. Se ti va fai un check giornaliero e chiediti ad esempio quali parti senti tese o rilassate nel tuo corpo, com’è il tuo respiro, che emozioni stai provando e quali sono i tuoi pensieri dominanti e segnalo in un quaderno, in un blocco o dove ti pare, l’importante è che inizi a farlo concentrandoti su di te per 5 minuti al massimo.

Che ne dici, puoi farti questo regalo giornaliero?

Educa la tua mente ad abbandonare i giudizi. Eh eh, qui ti voglio, e mi voglio, perché io non sono mica immune da quei giudizi taglienti e severi con cui capita di mortificarci.

Prova a trasformare il giudizio in bisogno.

Puoi farlo con te stessa, e puoi farlo con le altre persone.

Se ti dici “sono una nullità” prova a fermarti ed ascolta l’effetto che ti fa. Sembra una sentenza immodificabile giusto? E se invece ti dicessi “sono triste perché vorrei essere fiera di me stessa” si potrebbe aprire uno spiraglio, partendo dall’emozione tristezza, per usare la tua creatività e trovare il modo di sentirti orgogliosa.

Altro esempio. Se io dico “non mi ascolti mai” l’altra persona magicamente mi ascolterà? Io non credo, anzi si sentirà sotto attacco e potrebbe reagire con rabbia chiudendo il dialogo. E se invece dicessi “quando ti parlo e fissi il cellulare mi fai sentire a disagio. Ho bisogno di capire se quello che ti dico ti interessa e se è il momento giusto per parlarne”.

Hai visto la differenza?

[La mia piccola riflessione per te]

Voglio se posso darti un consiglio, e questa volta di lettura.

Hai mai letto “Donne che corrono con i lupi“? È un grande classico che attinge al mondo delle fiabe e dei miti per parlare di un archetipo importante, quello della donna selvaggia, intesa come forza psichica potente, istintuale e creatrice che viene soffocata da stereotipi, insicurezze e la temibile corsa all’omologazione.

Tu l’hai letto?

Sono riuscita a darti qualche spunto da cui partire nel tuo cammino? Io spero proprio di si, ed ovviamente qui, si fa il tifo per te ♥


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Verso la leggerezza (riflessioni sparse)

4 Novembre 2019 by Roberta 2 Comments

[Qui sotto trovi la mia voce che ti legge il post]

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Strano parlare di leggerezza proprio nel mese di novembre, mese per lo più bistrattato, ritenuto un po’ scialbo , quasi severo e massiccio?

Novembre per me ha un significato particolare, è legato al mio compleanno e soprattutto agli inevitabili bilanci che mi metto in testa di fare ogni anno in questo periodo. Ebbene si, faccio parte di quella categoria di persone che in determinate date iniziano una fastidiosa ruminazione su quello che si è fatto, non fatto e che si sarebbe potuto fare.

Capita anche a te?

Quest’anno complici le correnti gravitazionali ma soprattutto la mia terapia personale ho deciso di lasciar andare un pochino questo aspetto così cervellotico per provare ad andare oltre il concetto del dovrei, mollando un pochino la presa da valutazioni e rese dei conti.

Mi sono chiesta perché il bisogno di monitorare costantemente le nostre vite si poggi sempre su quello che non riusciamo a fare e meno su quello che realizziamo, come se ci fosse solo una lente con cui osservarci e giudicarci (il più delle volte).

Facciamo che iniziamo a mollare un pochino la presa e smettiamo di considerarci delle aziende da rendicontare e ci prendiamo la possibilità di esplorare, andando oltre le nostre convinzioni che ci costruiamo come delle piccole prigioni dorate?

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Sono Roberta, psicologa e formatrice.

Esploratrice di emozioni e costruttrice di nuove rotte.
Lavoro con originalità e creatività per farti trovare la tua personale voce ♥

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Dott.ssa Roberta Vacca - Psicologa

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