Cambio Prospettiva

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Che sapore ha poter dire di no?

15 Gennaio 2020 by Roberta Leave a Comment

®designecologist
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[Parola talismano del mese: LIBERTÀ]

Signora libertà, signorina fantasia o anarchia, cantava il mio amato Faber.

Hai mai pensato che libertà potrebbe far proprio rima con anarchia?

Io ci ho riflettuto un sacco in questo fine anno dannatamente intenso per me e di conseguenza anche per casa cambio prospettiva.

Ho allentato le comunicazioni ed ho ridotto tutto all’osso cercando di smetterla di imbrigliare il tempo, provando a lasciarlo semplicemente scorrere.

È stato facile? Affatto, anzi credo sia stato uno dei periodi più particolari della mia vita; a tratti dolorosissimo a tratti salvifico.

Ci abituano a narrazioni vittoriose, di riuscite, di risalite, soffermandosi pochissimo sulle difficoltà di quando invece si sta a terra.

Stare a terra è normale però, anzi è importante legittimarlo, smettendola di incorrere nella finzione del “non fa niente”,  “non è niente”.

Si nega il dolore, si nega la tristezza, si nega la paura, si nega la rabbia, come se l’unico modo per poter esistere fosse quello di essere impeccabili, indistruttibili, perfette.

E allora che si può fare? Io ti propongo di provare ad essere libera. Libera di essere, esistere, considerando il tuo corpo territorio tuo e di nessun altr*, libera di dire no, provando emozioni anche socialmente non raccomandabili.

E se tutto questo è ovviamente un argomento ampissimo che può essere affrontato da diversi punti di vista, io ti propongo di soffermarci sull’arte di dire no.

Il no di solito non si usa, soprattutto quando sono le donne a proferirlo, perché si sa, il no non sempre si può dire, il no potrebbe dispiacere, seccare, offendere, disturbare, e noi nella nostra immagine di perfezione non possiamo mica permettercelo, giusto?

[Di pratiche da provare]

Io voglio provare a darti un suggerimento, pronta?

Prova a chiederti in quale ambito di vita, in quale situazione tendi ad annullarti senza nemmeno rendertene conto.

Riguarda l’ambito sociale, professionale, familiare, amicale?

Che cosa ti racconti quando capitano queste situazioni, che paure o resistenze avverti? Hai paura di deludere ad esempio, oppure di perdere l’approvazione e la stima o di compromettere un rapporto o una situazione?

Scrivi su un foglio ciò che ti racconti; fatto?

Quello che hai riportato su un foglio è la base di partenza per poter creare la tua consapevolezza. Proviamo a scomporre questo pensiero in sensazioni, bisogni e azioni. Ciò che si prova non arriva “casualmente” ma è una diretta conseguenza dei nostri bisogni.

Se il tuo bisogno è di essere “presa in considerazione”ad esempio, non sarà dicendo sempre si che si realizzerà, anzi, lascerà spazio e potere di decidere chi sei a qualcun altro all’infuori di te, e credimi, il tuo bisogno non sarà affatto soddisfatto. Il bisogno in psicologia non è solo una mancanza, è la possibilità di poter realizzare la propria identità sentendosi soddisfatti e completi (ovviamente è una semplificazione, perché anche questo ambito richiederebbe spazio e tempo).

Riuscire a fare questa piccola differenza riuscendo in questo ascolto attivo di quello che ci succede può rendere un pochino più semplice affermare il nostro punto di vista.

[La mia piccola ispirazione per te]

Voglio, se posso, darti anche un altro consiglio, questo di lettura. Hai mai sentito parlare di sindrome dell’impostore? Ecco, nel libro di Valerie Young, Vali più di quel che pensi, se ne parla in abbandonanza, spiegando il fenomeno e dando delle indicazioni davvero utili e interessanti. Se ogni tanto ti sussurri “è solo perché mi sono trovata al posto giusto nel momento giusto; è solo perché lavoro come una matta; è solo perché gli vado a genio, prima o poi mi scopriranno… questo libro val la pena di essere letto e approfondito.

Ed a proposito di cose belle che vanno condivise ti lascio anche il video della canzone con cui ho aperto il post, un inno scritto per mettere all’angolo l’imborghesimento di questa società, che preme solo sulla performance (aggiungo io) e sul concetto di perfezione, quale sia poi ancora non l’ho capito.

E allora, vuoi iniziare a scegliere per te piccoli pezzi di libertà?

Hai voglia di raccontarmeli?

Io, come al solito faccio il tifo per te ♥


Riepilogando

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La difficile arte di scegliere

14 Aprile 2019 by Roberta Leave a Comment

http://www.cambioprospettiva.it/wordpress/wp-content/uploads/2019/04/audio-post-15-aprile.m4a

[Se clicchi su questo play, sentirai la mia voce che ti legge il post]

Ti faccio una domanda: indecisa cronica o decisa fino al modello? Tu a quale team appartieni?

In giro, e nel mio lavoro, sento sempre più persone che si trovano davanti ad un perenne bivio, che talvolta si trasforma in un grande blocco che incide sulla qualità della propria vita.

Ora, sia chiaro, riflettere prima di prendere una decisione è assolutamente normale, anzi è una caratteristica che mostra il grado di consapevolezza che si possiede; può diventare però un problema quando ci si immobilizza e ci si sente come in un pantano da cui sembra di non riuscire ad uscirne.

L’indecisione in realtà non è un semplice vezzo ma è una delle manifestazioni di quello che ci capita a livello psichico. Decidere è una questione di libertà. Se non ti senti legittimata nel farlo e se sei convinta che con la tua decisione farai del male o verrai giudicata è comprensibile che il momento in cui passeresti all’azione diventi decisamente difficile o tremendamente faticoso.

Mettiamo il caso che il tuo lavoro non ti soddisfi più da tanto tempo, oppure sei incastrata in una relazione da cui non riesci ad uscire: razionalmente sarebbe quasi banale trovare la via d’uscita, ma perché è così difficile da imboccare?

Il Primo Passo 

Il primo passo può essere proprio capire che la tua indecisione ti rende infelice, abbassando la tua autostima. Guardare in faccia la realtà, ammettere che le cose così non stanno andando bene e cercare una possibile via d’uscita all’impasse, sono le prime consapevolezze importanti nella spinta di poter prendere una decisione. Se non si compie questo piccolo passetto e si continua a girare nella ruota del “non posso cambiare nulla”, come un piccolo criceto, diventa davvero arduo mettere in atto il cambiamento che vuoi. Magari continui a delegare le tue decisioni a chi ti sta intorno oppure continui ad evitarle, ma ti è davvero utile?

Il Secondo Passo

Che pensiero sta alla base del tuo continuo rimandare? Riesci a dargli un volto ed un nome? Hai paura di non corrispondere alle aspettative di qualcun*? Prova a chiederti allora perché quell’opinione diventa così importante. Hai paura di non poter tornare indietro? Prova a fermarti sul presente, non andare troppo oltre con il futuro, e chiediti se il presunto rimpianto sia reale oppure no.

Ovviamente queste indicazioni sono una possibilità, in ogni caso per fare il punto è necessario fermarsi per darsi la priorità di ascoltarsi.

C’è anche un altro aspetto che non trascurerei: a volte la confusione può trasformarsi anche in un allenamento alla pazienza, al percepire la possibilità dell’attesa. Spesso nelle mie consulenze mi capita mi si chieda “che cosa devo fare”, spostando il focus e delegando ancora una volta a qualcun altra il coraggio di decidere. È importante anche “stare” nel momento di confusione, per capire che emozioni arrivano e che significato attribuirgli.

Che ne dici allora, ti va di darti questa possibilità?

Io come al solito faccio il tifo per te.


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Scegli parole gentili

6 Marzo 2019 by Roberta Leave a Comment

Sono giorni e giorni che cerco di capire cosa posso fare io, in concreto, per favorire la bellezza e la gentilezza in questo momento storico in cui vige la regola dell’arroganza, della prepotenza e del bullismo travestito da sarcasmo.

Faccio un lavoro per cui le parole sono importanti, direi quasi fondamentali.

Le parole ci definiscono, ci rapportano con le altre altre persone, creano sentimenti ed emozioni, danno voce alle nostre parti più profonde e spesso inafferrabili. Credo nel loro potere, nella loro carica emotiva e nella possibilità di tracciare un filo rosso tra quello che siamo e quello che vorremmo essere.

Per tutti questi emotivi ho deciso di creare un piccolo progetto che ho scelto di chiamare #scegliparolegentili. È un hashtag che ha la presunzione di chiacchierare di gentilezza e di empatia, di intelligenza emotiva e di rispetto per tutt*, nessun* esclus* (si gli asterischi non sono casuali perché per me è fondamentale includere ogni persona). Ho in mente grandi piani per questa idea che si rincorre nella mia testa e spero che anche tu ne voglia far parte!

Io non so che rapporto tu abbia con la gentilezza e con l’empatia, ma mi piacerebbe poterti dare qualche spunto per poterla migliorare.

Quando è stata l’ultima volta che ti sei sentit* empatic*? Quando è stata l’ultima volta che hai abbracciato l’anima di un’altra persona? (E quando hai abbracciato la tua stessa anima?)

Prenditi 10 minuti di tempo e prova a fare questa piccola attività, che potrebbe sembrarti quasi banale, ma credimi non lo è affatto!

Soffermati solo un istante sulle piccole cose che del quotidiano ti piacciono.

Fai una piccola lista

  1. …
  2. …
  3. …
  4. …
  5. …
  6. …
  7. …
  8. …
  9. …
  10. …

Fra queste 10 cose distingui tra

  • ciò che fa parte dei tuoi rituali di rassicurazione (cioè quello che ti fa piacere nel quotidiano ma che se necessario, sapresti modificare ed adattare);
  • ciò che invece fa parte del livello vitale, e se dovesse mancarti ne soffriresti irrimediabilmente, trovandoti in una situazione di disagio particolarmente spiacevole.

A cosa serve tutto questo? Innanzitutto ti aiuta ad entrare in contatto con te stess* per essere più consapevole del modo in cui funzioni.

Ti aiuta a fare chiarezza e ad ascoltarti, iniziando a capire che cosa è importante o che cosa invece diventa superfluo e pronto per  essere lasciato andare.

Se ti va, fammi sapere come va, se pensi che possa essere utile condividilo pure e se vorresti lavorare con me qui trovi come poter fare.

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Buoni propositi? No, non mi avrete

7 Gennaio 2019 by Roberta Leave a Comment

©Bobby Stevenson

Lo so, lo so: anche se non ti vedo con i miei occhi so benissimo che hai scritto (o pensato) liste su liste di buoni propositi per questo inizio anno.

Anche io ho pensato a da gennaio farò o da gennaio non farò più, ma poi ci ho riflettuto un attimo ed ho deciso di rispedire al mittente l’ansia dei buoni propositi.

Sia chiaro, nulla di male, ma ti sei chiesta quanto il contenuto di quelle liste ti rispecchia davvero e quanto invece è una sfilza di “doveri”? Quante volte fai delle cose perché le fan tutti, o perché si “fa così”?

Io credo che i “buoni propositi” nascono con l’intento di aiutarci ad affrontare dei periodi di passaggio tra un cambiamento e l’altro.

Ho scoperto, a questo proposito, che lo scrittore William Bridges parla di una “zona di transizione” e l’ho trovato un concetto piuttosto interessante.

Bridges sostiene che ciascun* di noi attraversa dei “limbi” emotivi tra una fase di cambiamento e l’altra. È una fase apparentemente improduttiva durante la quale ci sentiamo emotivamente sconnessi non solo dalle persone e dalle cose che appartengono al nostro passato ma anche da quelle che appartengono al nostro presente. Ci si sente in uno stato di confusione totale e non si sa dove dirigere la propria attenzione.

Pensaci un attimo, e pensa a dei cambiamenti come un anniversario, un nuovo anno, la nascita o la fine di una relazione o il giorno prima di un grande evento: come ti sei sentita?

Sei mai riuscita a catalogare quel misto di emozioni che si aggrovigliano nella pancia? Probabilmente è il famoso “periodo di transizione” e ci si trova così sguarniti perché se nella preparazione di un cambiamento ci si mette molto impegno nel “viaggio” affinché questo accada non ci si presta nessuna attenzione.

Forse fa paura proprio perché sembra di perdere il controllo.

Io credo che sia assolutamente normale voler esercitare un controllo sulla nostra vita, non possiamo impedire che i cambiamenti accadano,  ma possiamo decidere però come affrontare questa difficile fase di trasformazione e di attesa.

In questa fase magari possono aiutarti delle piccole routine o delle piccole abitudini.

Pront* a metterne una in pratica?

Siediti e fai una lista degli aspetti della tua vita che vorresti migliorare.

Niente di eclatante, ma inizia ad escogitare piccoli cambiamenti ponendoti domande semplici e dirette come: “riesco a trovare dieci minuti al giorno per andare a fare una passeggiata?” oppure “quali gesto posso fare oggi per essere gentile?”

Le domande di portata ridotta non fanno così paura come i grandi temi. È una strategia per affrontare l’esistenza e le sue difficoltà in modo tranquillo, apportando modifiche a poco a poco, senza timore ne traumi.

Inizia con piccoli gesti e non con grandi proclami, chiedendoti sempre cosa vuoi davvero?

Pront*

Io, come al solito faccio il tifo per te!

[A proposito di cambiamento il 17 febbraio a Cagliari ho organizzato il corso “Ricomincio da Me” workshop super pratico per visualizzare il tuo obiettivo e mettere in atto i primi passi per poterlo realizzare.


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Sono Roberta, psicologa e formatrice.

Esploratrice di emozioni e costruttrice di nuove rotte.
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Dott.ssa Roberta Vacca - Psicologa

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