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Cos’è l’autoempatia: come possiamo definire l’autoascolto e svilupparlo attraverso alcuni esercizi quotidiani.

Il canto del mare termina sulla riva o nei cuori di chi l’ascolta?” Khalil Gibran.

Ti piace questa frase? Che cosa ti suggerisce?

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Io ne sono sempre stata innamorata, ed è proprio così che voglio iniziare questo viaggio dedicato all’ascolto, la parola talismano che ci farà compagnia questo mese.

E non è affatto un caso che abbia scelto queste righe scritte da Gibran, innanzitutto perché sono un’appassionata delle parole del mare, ma soprattutto perché sono convinta che l’ascolto si fa  soprattutto con il cuore; ascoltare è infatti un ottimo mezzo per iniziare a star meglio con noi e con le altre persone intorno (e non solo) a noi; uno dei pilastri della mia amata intelligenza emotiva.

Quanto è importante trovare qualcuno o qualcuna vicino a noi che ci ascolti, che faccia il tifo per noi o che ci sostenga quando non stiamo bene? Tanto immagino. È naturale, siamo degli animaletti sociali e tendiamo verso gli altri esseri umani, scegliendo le nostre modalità estroverse o introverse che siano.

Spesso ci lamentiamo però di sentirci sol* e di non essere affatto ascoltat*, dimenticando che possiamo essere noi stess* le nostri migliori ascoltatrici. Ovviamente non sto parlando di diventare degli esseri umani soltanto concentrati su di sé, ma di prendere per mano la consapevolezza di capire quali siano i propri bisogni, ascoltandosi senza timore e senza giudizio ma con la gentilezza che spesso dimentichiamo di riservarci.

Non è mai  semplice creare dei momenti di incontro con sé stess*; a volte si dice che non si ha abbastanza tempo soprattutto quando si ha una famiglia, un lavoro o delle responsabilità, a volte non si sa come fare e alle volte non si sa  come iniziare, anche perché, chi ci ha mai insegnato davvero ad ascoltarci? In realtà tutte queste che ho appena elencato sono delle resistenze; abbiamo paura di tendere l’orecchio verso le nostre emozioni, perché non ci piace quello che sentiamo e proviamo a zittirlo in tutti i modi possibili. Il problema però è che tutto questo “rumore” ritorna e bussa ancora più forte e con maggiore veemenza alla nostra porta, chiedendoci di entrare in un modo o nell’altro.

Proviamo a seguire insieme qualche “buona pratica” che possa aiutarci, ti va?

[Di pratiche da provare]

Hai mai sentito parlare di “autoempatia”? Sai cos’è?

Se l’ empatia è la capacità di “sentire” lo stato d’animo e l’emozione che sta vivendo e provando un’altro essere vivente (si, l’empatia può essere estesa ad ogni creatura), l’autoempatia è la possibilità di rivolgere su di sé questa abilità..

Come si acquisisce? Siamo qui, per questo.

  • Prova a chiederti come ti senti. Vaglia le tue sensazioni nel tuo corpo provando a non giudicarle ma solo ad osservarle. Sei tesa, rilassata, nervosa, triste, felice? Facci caso. A volte risulta difficile accogliere tutti gli stati d’animo perché può capitare di non esserne consapevoli o addirittura di negarsi il diritto di provarle; prova ad uscire fuori dal solito dialogo che compi con te stessa e se ti accorgi di non riuscirci, prova a chiedere aiuto. Prova a fare questo esercizio di ascolto almeno una volta al giorno. Inseriscilo in agenda come fosse un appuntamento importantissimo (ehi, lo è) e dedicati 10 minuti del tuo tempo per farlo.
  • Proviamo a trasformare un pensiero “negativo” in un potenziale d’azione. Prova a scrivere su un foglio il tuo pensiero negativo, le tue sensazioni fisiologiche che senti e le tue percezioni emotive relative a quel pensare. Fai un passetto in più e permettiti di capire che bisogni sono insoddisfatti e trovano spazio con questo mood pessimista: c’è un bisogno di comprensione, di successo, di sicurezza lavorativa? Che cosa posso fare? Che cosa è in mio potere? Posso trasformare ciò che sta succedendo? O posso almeno iniziare ad essere gentile con me stessa per usarlo come trampolino?

In queste due pratiche, non esiste un modo giusto, univoco o una somministrazione corretta; esisti tu e il tuo desiderio di mettere in evidenza il tuo stato fisiologico e quello emotivo. Immagina di passare un piccolo scanner, non alla ricerca dei tuoi difetti, ti vedo e immagino tu sia bravissima in questo, ma alla ricerca di ciò che sei, nel bene e nel male.

Io come al solito faccio il tifo per te


Riepilogando

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Ciao, sono Roberta Vacca

Ciao, sono Roberta Vacca

Psicologa, formatrice e creatrice di Cambio Prospettiva. Questo è un luogo sicuro, un approdo per concederti il diritto di prenderti cura di te.

Questo possiamo raggiungerlo con il mio lavoro, costruendo insieme la tua consapevolezza emotiva come spinta per il tuo benessere.
Maneggio emozioni ribelli e lo faccio gentilmente e senza giudizio.

Qui inoltre coltivo gentilmente imperfezione, vulnerabilità, ispirazioni e meraviglia

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