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Strano parlare di leggerezza proprio nel mese di novembre, mese per lo più bistrattato, ritenuto un po’ scialbo , quasi severo e massiccio?

Novembre per me ha un significato particolare, è legato al mio compleanno e soprattutto agli inevitabili bilanci che mi metto in testa di fare ogni anno in questo periodo. Ebbene si, faccio parte di quella categoria di persone che in determinate date iniziano una fastidiosa ruminazione su quello che si è fatto, non fatto e che si sarebbe potuto fare.

Capita anche a te?

Quest’anno complici le correnti gravitazionali ma soprattutto la mia terapia personale ho deciso di lasciar andare un pochino questo aspetto così cervellotico per provare ad andare oltre il concetto del dovrei, mollando un pochino la presa da valutazioni e rese dei conti.

Mi sono chiesta perché il bisogno di monitorare costantemente le nostre vite si poggi sempre su quello che non riusciamo a fare e meno su quello che realizziamo, come se ci fosse solo una lente con cui osservarci e giudicarci (il più delle volte).

Facciamo che iniziamo a mollare un pochino la presa e smettiamo di considerarci delle aziende da rendicontare e ci prendiamo la possibilità di esplorare, andando oltre le nostre convinzioni che ci costruiamo come delle piccole prigioni dorate?

Gli eventi accadono, si presentano nelle nostre vite e soltanto noi possiamo decidere l’atteggiamento con cui affrontarli.

Attenzione eh, non sto dicendo che bisogna indossare maschere di positivismo spicciolo o negare le proprie emozioni scomode e pesanti, ma di provare ad andare avanti nonostante la complessità della vita.

Forse la scommessa della leggerezza è proprio questa:  lasciar andare le sovrastrutture, le convinzioni limitanti per ripartire dall’ascolto di sé, reale ed autentico. La leggerezza che si accompagna anche alle parti più profonde, lacerate, ferite, non considerandole nemiche ma un tutt’uno da cui partire per iniziare un nuovo rapporto con se stesse.

Mollare la presa serve proprio a questo, permettersi di liberarsi di ciò che è inutile per potersi ritrovare, ritrovare l’essenziale.

Pratiche belle e buone

Io provo a darti qualche dritta, ne ho preparato due, tu sceglile e se vuoi prova a farle tue.

  • Consapevolezza e mindfulness. Quando ho iniziato a conoscere la mindfulness l’aspetto che mi ha colpito in modo così forte è l’assenza del giudizio, la possibilità di sbarazzarsi dall’abitudine, profondamente radicata in ognun* di noi, di suddividere, analizzare gli eventi e classificarli in buoni e cattivi. La nostra educazione, i nostri condizionamenti e certi automatismi ci spingono ad angosciarci quando la vita è difficile e a (non) sempre assaporarla quando è piacevole.  E se provassimo a cambiare rotta? Il primo passo consiste proprio nell’imparare a fermarsi, ci proviamo assieme? Ecco un piccolo task: alla fine di questo post, fermati un attimo e osserva che cosa ti sta succedendo. Che odore senti, qual è la consistenza del pc o tablet o cellulare da cui stai leggendo questo articolo? Quali sono i pensieri che ti passano in testa questo momento, come ti senti?

  • Pilota automatico ed “assenza“. Per la maggior del tempo funzioniamo in modo meccanico ed automatico, senza essere realmente consapevoli di quello che stiamo vivendo. Il “pilota automatico” utilissimo in alcuni casi, ha però conseguenze importanti nella nostra qualità di vita. A causa di questa cronica inconsapevolezza spesso passiamo accanto alla nostra vita, scollegate da ciò che è fondamentale. Prendi carta e penna e scrivi tutte le attività che hai compiuto dal momento in cui ti sei alzata fino ad ora. Quante di queste le hai svolte realmente consapevole e presente a te stessa senza pensare ad altro? Che cos’altro stavi pensando? Quanto è difficile stare sul pezzo? Prova a riconnetterti con il respiro: quando vedi che stai andando “oltre” fermati e ricordati di respirare. Inspira ed espira ricordandoti che questo semplicissimo gesto (in apparenza) ha l’opportunità di riportarti sempre a casa.

Come vedi sono due attività apparentemente semplici che ti permettono però di prendere il polso di quanto questo pilota automatico sia impattante nelle nostre vite e di come la leggerezza sia, come al solito, una questione di prospettive.

Tu che ne pensi?

A che punto sei con la tua insostenibile leggerezza dell’essere, parafrasando Kundera?

Io come al solito faccio il tifo per te


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Ciao, sono Roberta Vacca

Psicologa, formatrice e creatrice di Cambio Prospettiva. Questo è un luogo sicuro, un approdo per concederti il diritto di prenderti cura di te.

Questo possiamo raggiungerlo con il mio lavoro, costruendo insieme la tua consapevolezza emotiva come spinta per il tuo benessere.
Maneggio emozioni ribelli e lo faccio gentilmente e senza giudizio.

Qui inoltre coltivo gentilmente imperfezione, vulnerabilità, ispirazioni e meraviglia

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