Qualche giorno fa mentre parlavo con un’amica ho pensato quasi in maniera prepotente a questo post.
Ho pensato alla capacità di mettersi sempre in discussione, di cercare sempre di migliorarsi.
È una fantastica possibilità quella che ci diamo, scegliendo costantemente l’evoluzione, scegliendo di essere parte attiva nel cambiamento della nostra personale storia.
Tutti elementi fondamentali che rappresentano una ricchezza inestimabile per le nostre vite.
Cosa succede però quando nonostante i nostri successi, le nostre vittorie, i riconoscimenti esterni non riusciamo proprio a darci una bella pacca sulla spalla per sussurrarci brava/o?
Cosa succede quando il giudice più inflessibile e severo non si trova all’esterno ma dentro di noi, che costantemente ci bacchetta, ci dice che non siamo mai abbastanza, ci impone sempre nuove ed articolate sfide?
Il risultato di tutto questo logorìo è che arriva un senso di stanchezza infinita, una prostrazione mentale che sembra non riuscire minimamente a passare, qualunque buon risultato non ci soddisfa, non riusciamo a godere di nessun successo, perchè occupati a scegliere il prossimo obiettivo; siamo come anestetizzati dalla nostra stessa vita.
Nel momento in cui ci perdiamo in questo arrovellamento mentale ci stiamo dimenticando di prendere il tempo di vivere, respirare, muoverci, giocare e rilassarci.
Ci stiamo dimenticando di prenderci realmente cura di noi.
So bene di che cosa parlo perchè io stessa, inutile nascondersi dietro a un dito, ero affetta da questa mania di perfezionismo.
Col tempo sono riuscita ad essere più indulgente con me stessa, sono riuscita seppur con difficoltà a dirmi brava, ho rotto quell’asfittico schema che mi rendeva prigioniera di una persona che non mi rappresentava più.
Come ho fatto?
Ho capito innanzitutto che mollare la presa di certe situazioni non denota debolezza ma un coraggio immenso.
Ho capito che la perfezione non esiste, non appartiene a nessuno e nessuna, e sebbene sia una sostenitrice del cambiamento non tutto può essere modificato e non dobbiamo farcene una colpa, non dobbiamo cadere vittime di questo tranello.
Ho capito che dentro ciascuno e ciascuna di noi esiste una fragilità che va accolta, sostenuta e non denigrata.
Ho capito che chiedere aiuto è fondamentale, non stiamo ammettendo nessuna sconfitta ma stiamo aprendo un cassetto intimo intriso di insicurezze e stiamo concedendo il grande dono di poterlo condividere.
Chissà se qualcuno o qualcuna fra voi si riconosce in questo post.
Non esiste una ricetta unica, perchè chiunque è differente con il piccolo demone della perfezione che ci portiamo dietro per i più svariati motivi.
Ma un piccolo consiglio mi sento di darlo: iniziate ad assaporare dei piccoli piaceri, ponetelo tra le vostre routine quotidiane importanti quanto il cibo o il sonno e non dimenticatevi di mettere nero su bianco le vostre conquiste; potranno sembrare inutili, insignificanti ma poco importa.
Visualizzate lo stesso il piccolo passo in avanti che state compiendo, imponetevi di esistere, imponetevi di amarvi un pò.