Cambio Prospettiva in questi giorni ha spostato il suo domicilio.
Ok mi piace la bella stagione, ma quando ti senti perennemente dentro una sauna e il maestrale diventa il tuo migliore amico, stiamo decisamente andando oltre il limite di sopportazione.
Ho deciso quindi di venire qualche giorno sui monti che in confronto Heidi e Annette, levatevi, non siete nessuno.
Ieri mentre facevo un’escursione, la mia compagna di viaggio si è lasciata andare ad un momento di pessimismo cosmico. Ha iniziato con il mantra “e se ci perdiamo” per poi proseguire “e se spunta una biscia” sino a domande amletiche sul risultato dell’escursione.
All’inizio ho provato a rassicurarla, non che mi voglia paragonare a Messner in gonnella, poi però ho iniziato a riflettere su quanto questo disfattismo sia un pò una costante in moltissime persone.
Siamo talmente preoccupati a immaginarci le più fosche previsioni che ci dimentichiamo che il classico bicchiere può anche essere mezzo pieno e non sempre mezzo vuoto.
Gli ottimisti sostengono anzi che in un modo o nell’altro il bicchiere può essere sempre considerato pieno.
Ok, non vi chiedo mica di diventare fan dell’ottimismo spinto, ma semplicemente di considerare anche le opportunità positive mica solo quelle negative.
Considerando soltanto le previsioni “lugubri” finiamo per realizzarle.
No, non è l’aria di montagna che mi rende particolarmente saggia, la profezia che si autoavvera è un fenomeno particolarmente studiato, noto fin dalla fine degli anni del 40 con Robert Merton che fu il primo ad adottare questa definizione nel 1948: “una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità”.
In pratica che succede: noi ci immaginiamo un evento ed ecco che inconsciamente ci predisponiamo ad ottenere quel determinato risultato. Quello di cui abbiamo paura o timore si realizza, perchè, noi stessi entriamo in un loop di atteggiamenti e comportamenti che confermeranno gli attesi timori.
Possiamo però spezzare questa catena di pensieri, atteggiamenti e comportamenti supernegativi.
Nel momento in cui stiamo considerando le varie avversità iniziamo a considerare invece quello che di bello potrebbe capitare. Diamo uno schiaffo ogni tanto al pensiero tetro affrontandolo direttamente con uno positivo.
Possiamo provare per farla diventare una prassi meccanica.
Sapete che rispondevo ieri? Ad esempio alla domanda “e se ci perdiamo” rispondevo che in questo caso magari avremmo scoperto un nuovo itinerario, un tragitto non previsto che ci avrebbe comunque portato a destinazione.
Che poi è quello che succede sempre giorno dopo giorno, possiamo organizzarci quanto ci pare, ma qualche evento che ci scompiglia i piani c’è sempre: siamo noi che possiamo fare la differenza.
p.s. Messner levati, tra poco la pubblicità “Altissima, Purissima, Levissima” la farò io.